RITORNO ALLA TRASPARENZA E ALLA MERITOCRAZIA

Al di là dei commenti sulla questione tagli-non tagli, pensionamenti-non pensionamenti, esiste in università un problema ben più grave che mina alle radici il significato dell'istituto stesso come punto di riferimento per lo sviluppo culturale della società.

L'idea di bloccare il turn over permettendo alle Università di assumere un professore ogni cinque pensionamenti, potrebbe apparire controproducente invece, osservata da un altro lato, potrebbe essere un punto di svolta.

E quindi, analizziamo la modalità di selezione del personale docente. I criteri nell'assegnazione delle docenze universitarie sono piuttosto soggettivi. Le baronie sono state e sono ancora vincenti sulla meritocrazia e gli accordi fra cattedratici sono tali da non permettere ad outsiders di vincere, nonostante carriere scientifiche di alto livello.

Però non dobbiamo cadere nella banalità. Negare che in ogni relazione esiste una componente di simpatia/antipatia, di difesa e promozione delle persone cui vogliamo bene e che ci vogliono bene, non sarebbe realistico. Le relazioni umane sono per definizione soggettive e la neutralità è un aspetto "disumano". Premesso ciò, è fondamentale mettere alcuni criteri minimi oggettivi di giudizio.

Uno dei fondamentali per lo sviluppo culturale della società è lo sviluppo di un pensiero critico che trova le sue radici nel metodo scientifico e nella sua applicazione. Dunque, soprattutto nelle discipline scientifiche, la ricerca diventa la vera maestra capace di formare sia i docenti che chi impara . Se questa premessa è valida, criterio fondamentale nella selezione del corpo docente universitario non potrà che essere la pratica della ricerca scientifica e, misura di ciò, le pubblicazioni su riviste di riconosciuta autorevolezza, il cui valore viene misurato con gli "Impact Factors".

Questi criteri sono stati parzialmente recepiti dalla comunità universitaria , oggi va meglio di ieri, ma non basta. La quota di giudizio soggettivo sui candidati, attorno al 30% del punteggio globale, permette ancora giochetti e favoritismi.

Un'idea che, sviluppata, potrebbe dare una svolta al problema della qualità nelle nostre Università è quella di ancorare una buona fetta del punteggio di selezione alla qualità scientifica delle pubblicazioni e all'Impact Factor, limitando di molto, anzi moltissimo, la quota soggettiva di valutazione.

Se, ad esempio, a parità di qualità scientifiche dimostrate, preferiamo Paola perché ci è più simpatica e favoriamo nostro nipote Giovanni, non sarà un peccato ma l'espressione della nostra natura umana, ma ciò sarà accettabile soltanto se la nostra Paola o il nostro Giovanni abbiamo dimostrato qualità di eccellenza nella ricerca scientifica avendo dimostrato con i fatti scientifici il loro valore.

Stante queste premesse, in un mondo che davvero facesse autocritica i docenti universitari potrebbero essere sicuramente ridotti almeno di 1/3.

Come?

1. azzerando le attuali posizioni

2. ribandendole con criteri di valutazione oggettivi e scientifici

3. lasciando il giudizio finale ad una commissione internazionale di riconosciuto valore scientifico.

Sono convinto che così facendo molti dei professori universitari attuali perderebbero il loro titolo e molti giovani entrerebbero come docenti universitari.

Risultato: una riduzione dei costi, un aumento importante della qualità scientifica delle nostre Università, un ringiovanimento del corpo docente e, soprattutto, lo sviluppo di una coscienza critica nella società.