UMANO TROPPO UMANO

Mi viene in mente il titolo di un libro del grande filosofo tedesco Friederich Nietzsche per introdurre un tema che mi sta a cuore, cioè la speranza nella volontà umana unita alla consapevolezza dei limiti dell’essere umani . Chi soffre per un disturbo mentale spesso ha una lunga storia di malattia e sofferenza, sofferenza che coinvolge familiari, genitori in primis. La straordinaria volontà di ricominciare a vivere una vita dignitosa e ricca porta le famiglie a cercare aiuto senza badare né a fatiche né a spese con frequenti viaggi della “speranza”. E’ davvero toccante vedere con quale forza e determinazione chi soffre e chi condivide con lui la sofferenza cerchino una soluzione e altresì prezioso rendersi conto di quanto molti esperti della salute mentale si impegnino per trovare una soluzione. La speranza condivisa di pazienti e familiari e degli operatori della salute mentale apre molto spesso autostrade alla speranza che spesso conducono verso la dignità e la libertà.

Oltre la speranza e la forza di combattere e credere esiste anche la realtà, fatta di disperazione e difficoltà, fatta di ignoranza e impotenza. Una realtà cruda e crudele che ci mette di fronte a condizioni mentali gravi, resistenti ai trattamenti e che spesso cronicizzano. Patologie che non ci permettono di realizzare il sogno di un’armonia perduta o mai trovata. Di fronte a questi immensi scogli ci troviamo a lavorare noi operatori della salute mentale, psichiatri e psicologi, e non di rado vediamo l’abisso che si nasconde dietro la speranza di chi ci chiede aiuto. E’ in quel momento che la convinzione di essere onnipotenti, di poter vincere ogni battaglia, di prendere per mano chi soffre e riportarlo verso la liberta, si incrina e ci riporta nella realtà. Realtà fatta di conoscenze ancora insufficienti, di stanchezza, di sofferenze estreme a cui siamo impossibilitati a rispondere. Ebbene sì, sono proprio quelle persone che combattono da troppi anni insieme alle loro famiglie senza ottenere risultati che ci ricordano quanto siamo umani, limitati.
Cari pazienti e familiari, noi operatori della salute mentale lotteremo sempre con voi e per voi e spesso, insieme, vinceremo riportando la luce nella vostra vita e la forza nella nostra. Ma non sempre saremo capaci di tramutare la vostra e la nostra speranza nella realtà di una vita nuova e, purtroppo, talvolta perderemo la battaglia. La realtà ci ricorda sempre che siamo umani, troppo umani, protesi verso il divino ma profondamente umani. L’esperienza della sofferenza, del fallimento non devono essere un motivo di scoramento ma uno stimolo per non mollare, per studiare, per trovare soluzioni che ci permettano domani di riuscire laddove oggi abbiamo fallito. Ciò che non faremo mai è mollare, perché contro la sofferenza della malattia mollare non è né divino, né umano.